Ottobre 27, 2019

Tutto ciò che vivi si basa su ciò che conosci.

Ogni persona, situazione, professione, esperienza è stata scelta seguendo ciò che hai imparato nella vita e dalla vita. Sin da bambino hai cercato come un archeologo assetato di conoscenza di avere risposte dalla vita.

Lo hai fatto cadendo e ricadendo, fino a quando non hai avuto una risposta chiara dal tuo fisico che ti ha tenuto in piedi, vincendo la gravità e lo hai fatto rischiando il cuore chiedendo alla prima ragazzina che ti piaceva di uscire con te.

In quel caso hai ricevuto la sua risposta ed anche la risposta dalla vita, che in caso lei avesse risposto di si avrebbe avuto un impatto sul tuo futuro, a differenza del no, che avrebbe sviluppato in te tutta un'altra serie di reazioni.

I no sono i maestri più severi, perché se ricevuti nell'infanzia rischiano di segnarci per sempre.

Fino a quando non riceveremo un SI nella medesima situazione, continueremo a cercare di recuperare, perché il nostro sistema si rifiuta di ricordare una ferita, vive per ricordare solo memorie utili, nutrienti, positive.

In alternativa continua a cercare risposte, cioè cerca esperienze che vadano a guarire il passato lontano.

Il tradimento che ci protegge

I no dell'infanzia possono giungere da adulti o da situazioni che ci provocano un dolore o un trauma.

Ciò che subiamo nell'infanzia se non viene elaborato ci viene riproposto dalla vita sotto forma di esperienze volte a mostrarci ciò che dobbiamo sistemare dentro di noi.

Più sono dolorose e più sono dedicate a guarire temi importanti per la nostra evoluzione personale.

Sono dolorose e procurano tanta sofferenza perché veniamo colti impreparati, non ci rendiamo conto di ciò che accade perché il nostro sistema ha posto un velo sul ricordo, per proteggerci dalla ferita di quando eravamo bambini.

Il nostro sistema, quando subiamo qualcosa di insopportabile, è in grado di sostituire i ricordi con qualcosa di più "commestibile" per permetterci di sopportare quanto stiamo vivendo.

Si comporta come se stesse vedendo alla tv una scena di un film che gli procura dolore e per evitare di soffrire oltremodo sceglie di cambiare canale, per guardare un film sopportabile.

Il sistema quindi si protegge, ci nasconde i momenti di forte dolore, perché da bambini (fino ai 14 anni) non abbiamo la mente sviluppata, che ci permetterebbe di gestire il dolore in maniera sopportabile.

Così preferisce un ricordo fittizio sopportabile ad un ricordo che nella percezione di un bambino equivale alla paura di morire, perché a quell'età non è in grado di gestire la situazione e l'insicurezza data dalla situazione può equivalere al terrore della morte.

Questo comportamento è utile ma per la nostra psiche equivale ad un tradimento razionale, perché ci troveremo a soffrire da adulti a causa di quel ricordo che ci è stato nascosto, per cui ci troviamo a vivere delle situazioni e spesso non siamo preparati a saperne il perché.

È un tradimento che ci protegge, ma è comunque un tradimento.

Del quale non siamo consapevoli, poiché a noi rimane il ricordo positivo.

Il tunnel

Quando da adulti ci troviamo di fronte ad una situazione di sofferenza, come quella di una separazione che non avevamo messo in considerazione, ci troviamo di fronte ad un tradimento da parte della vita.

Il senso di isolamento, inadeguatezza, talvolta di soffocamento, di paura del futuro, del non sapere proprio cosa fare è dato dalla profonda sensazione di tradimento ricevuta non solo dalla vita e dal partner, ma anche da una profonda parte di noi stessi.

Dato che ci troviamo nel dolore, non abbiamo la forza per porci le giuste domande né la preparazione per sapere quali porci.

Stiamo rivivendo il trauma dell'infanzia, ma non sappiamo quale, dove, perché, né sappiamo che stiamo rivivendo quel determinato momento.

Siamo inconsapevoli, vediamo tutto buio, siamo nel tunnel.

Il tunnel che vuole condurci a quel momento buio, di quel momento doloroso che abbiamo nascosto per salvarci, ma che oggi da adulti forse avremmo le forze di sistemare una volta per tutte.

Solo che non sappiamo cosa fare, come farlo e nemmeno che si può fare.

Semplicemente pensiamo che l'unica soluzione sia il tempo.

Aspettare che il tempo guarisca.

Lo dicono tutti.

È questione di tempo

Balle.

Il tempo serve solo ad allungare il tunnel, per ripresentarlo, più buio, la prossima volta.

Ciò che serve è ricorrere alla conoscenza.

È venuta a mancare l'informazione che ti serve per farti le giuste domande nel momento critico.

Ti mancano le nozioni per interpretare al meglio la situazione in cui ti trovi. La sofferenza non è data dalla situazione ma dal fatto che tu non sappia come affrontarla. Non ti senti al sicuro.

Il tuo sistema si sente insicuro, perché non ha la capacità di guarire la ferita. Gli mancano le istruzioni.

Deve procedere con un aggiornamento.

Deve studiare.

Non può rimanere a lungo in uno stato di insicurezza, ha necessità di sentirsi al sicuro, altrimenti si ammala.

L'unica cosa che può farlo sentire al sicuro è sapere cosa serve fare.

È questo il segreto.

Il segreto per uscire dal tunnel

La nostra forma mentis è stata creata nel periodo in cui abbiamo fatto il percorso di studi.

Tutti noi, chi più chi meno, restiamo ancorati al modello scolastico per un medio lungo periodo e facciamo riferimento a quel tipo di formazione per tradurre le situazioni più importanti.

La scuola è stata pensata per preparare le persone al lavoro, tralascia quindi quello che servirebbe sviluppare per saper affrontare le difficoltà in ambito personale.

Di conseguenza in automatico finiamo per tentare di interpretare la realtà personale applicando modelli ricevuti nell'età scolare, di conseguenza tutti improntati a tutt'altro.

Per questo motivo ci si trova impreparati, nelle questioni più delicate: non ci sono materie utili a relazionarsi, a gestire una separazione, un lutto, una nascita, un figlio, le emozioni, le emozioni di un'altra persona.

Non c'è nulla di tutto questo e se ci pensi è un paradosso bello e buono, perché c'è formazione di qualsiasi cosa esteriore a noi, ma nessuna per utilizzare al meglio noi stessi.

Il risultato naturale e spontaneo, ogni individuo, è quello di finire diritto in un tunnel, perché non è stata accesa una luce sul sè, di conseguenza come si può alimentare una luce che vive solo della speranza di restare accesa?

Quella luce si ciba dell'energia che sembra illimitata cui dispone un bambino alla nascita.

Non è un caso che i bambini piccoli siano così nutrienti, per chiunque gli si avvicini: dispongono di un'energia infinita, preziosa, bellissima.

Quella per cui tutti viviamo ma che perdiamo giorno dopo giorno a vantaggio di esperienze superflue.

La soluzione quindi sta nel comprendere che non si sa a sufficienza e che l'unico modo per uscire dal tunnel è quello di studiare.

Non sai niente!

Entra nella certezza di Socrate, che dichiarò

So di non sapere

È la tua salvezza, la tua ancora di salvataggio.

Tutto quello che hai imparato fino ad oggi ti è sufficiente solo per portarti fino a questo istante.

È ciò che imparerai di nuovo che ti porterà altrove, se vuoi andare altrove.

Per cui il consiglio che ti do è quello di studiare, approfondire, metterti in discussione.

Partecipa a seminari, conferenze, corsi, fai un percorso di coaching nel quale tu possa lavorare sui tuoi obiettivi o, perché no, scoprirne di nuovi.

Apri la tua mente e smetti di essere pigro o, talvolta arrogante, nel pensare che sai che non c'è soluzione o che le hai già battute tutte.

Pensi di averle battute tutte è perché ti ostini a pensarla come te.

Quando smetterai di pensarla solo ed esclusivamente come te ti si apriranno nuove ed infinite possibilità.

Per sperimentare quanto ti dico comincia con il fare qualcosa che non faresti, osserva i momenti in cui in automatico ti verrebbe da dire di no.

Trovi un approfondimento nella lezione "Come ottenere ciò che non hai mai ottenuto" nel corso C'è vita dopo la separazione

Prova a dire di si.

È questo l'inizio del tuo nuovo apprendistato.

È ora di iniziare un apprendistato.

Il primo che riguardi il tuo funzionamento, perché non te ne sei mai interessato, ma è fondamentale, per far funzionare le cose, scoprire come funzionano.

About the author 

Stefano Scialpi

La sua carriera inizia con il progetto Task Force Balcani, per la Presidenza del Consiglio dei ministri ed in Fondazione Eni Enrico Mattei siede al tavolo con Domenico Siniscalco, futuro ministro dell’economia.

Correva l'anno 1999.

Da pioniere della comunicazione web, diventa in breve Project Manager e docente di neo laureati dell’Università Cattolica di Milano.

Nel 2002 si appassiona dello sviluppo delle potenzialità umane, da corsista ammira i suoi formatori e scopre una vocazione spontanea nei confronti della loro professione.

Nei 5 anni a Torino lavora su progetti ad alto impatto di UEFA, FIFA, NBC e rientrato a Milano collabora con Sky.

Nel 2007 la passione per l’insegnamento, le risposte negative della vita e la nascita della figlia lo spingono a riconsiderare le sue priorità e a sviluppare ciò che più lo appassiona: frequenta il triennio in pedagogia Steineriana e la scuola di Coaching, trovando la sua dimensione presso AsterysLab, di Giovanna D’Alessio e Pier Paolo Colasanti, pionieri del coaching in italia nel primo decennio del nuovo millennio.

Diventa Coach APCM nel 2011, sposando il modello ICF - International Coaching Federation.

Lavora per più di dieci anni come coach, attualmente prevalentemente nell’ambito Business, in progetti a largo respiro in multinazionali e Sport, con particolare dedizione ai calciatori professionisti.

Consegue la certificazione Mental Coaching che gli consegna il patentino CONI.

È autore di un romanzo dedicato alla crescita personale, Padre Figlio e Spirito Tanto e di un saggio che vuole portare luce su nuove chiavi di lettura relative all’inconscio, Il Manifesto dell’Inconscio.

Dal 2023 è Project Manager di FORMA-X, azienda con la quale sviluppa un modello di crescita personale e professionale innovativo nel quale l'individuo ed il team possono riorganizzare se stessi attraverso la ridefinizione dell'approccio mentale, emotivo, comportamentale e delle risorse interiori al singolo ed al gruppo

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