Bambino che ha subito un trauma

Gennaio 18, 2020

I fatti: Un genitore colmo d'ira ha bisogno che il figlio capisca la lezione.

Il figlio ha 7 anni, quindi non è strutturato per capirla.
Avverrà intorno ai 14, ma è ben organizzato per salvarla nell'inconscio, mediante le percezioni emotive e sensazionali di cui è ben dotato.
Il genitore quindi decide che il metodo giusto per fargli comprendere che ha sbagliato sia quello di non parlargli per 3 giorni.

"Così capisce quanto è grave quello che ha fatto e non lo farà più!"

E' ovvio, il genitore sta usando le migliori intenzioni ma approfondiamo se sono quelle più utili per il bambino.

Quali strumenti sta usando il genitore?

Terrorismo psicologico...

"Decido io quali pensieri devi avere in merito a questa situazione e ti spavento per farlo accadere."

Manipolazione... 

Il genitore opta per la punizione, impegnandosi ad avere un comportamento rigido e fermo.

Quindi si programma e manipola i suoi comportamenti per essere un fiero esempio di rettitudine sebbene guardando suo figlio negli occhi, vedendo la sua dolcezza non farebbe mai così.

Grazie a ciò che ha ricevuto lui stesso da piccolo però persevera, mostrando quindi mancanza di autenticità.

Manipola le sue emozioni, i suoi pensieri ed i suoi comportamenti per un fine che considera importante, ma che invece è frutto della sua ignoranza (vedi più avanti ignoranza)

Paura...

“Se mi vedi arrabbiato capirai (in realtà il bambino non ha ancora la mente per capire) che stai sbagliando. “

Regime dittatoriale.

Rabbia...

Un bambino che non può comprendere razionalmente come fa ad essere trattato così?

Il pensiero che muove le azioni del genitore è : 'Te la faccio pagare”.
È sintomo di rabbia.
Anche se il genitore difficilmente riesce ad ammetterlo, nella sua psiche si scatena questa frase terribile, frutto delle centinaia di generazioni precedenti che hanno ammassato su di lui le certezze che questo sia il metodo giusto.

Amo i genitori che si interrogano ed a seguito delle risposte cambiano i propri comportamenti.
Per mia esperienza sono uno su cento.

Frustrazione...

"Se hai fatto quella azione, mi dimostri che non hai capito, quindi non sono un buon genitore, quindi ora devi imparare la lezione (altrimenti mi dimostrerai ancora che non sono un bravo genitore ed io questo non posso accettarlo)"

Distanza

Freddezza

Durezza

Autorità...
Che non è autorevolezza.
(L’autorità si impone, negando l'esistenza dell'altro, l'autorevolezza onora l'altro anche e soprattutto quando fa un 'errore')

Meschinità... Te la prendi con i più deboli

Ignoranza... Il genitore non sa come funziona un bambino: le azioni che il bambino compie sono state assimilate TUTTE dagli umani più grandi di lui.
Esprime SOLO cose che riguardano il genitore e l'ambiente in cui il genitore l'ha inserito.
Si differenzia, nel suo agire, in questi 3 casi:

- Mette in pratica ciò che il genitore fa coscientemente (Esempio: Il genitore dice una parola, il bambino la replica)

- Mette in pratica ciò che è scritto nell'inconscio del genitore (Esempio: non faccio quella cosa perchè mi vergogno. Ed il genitore, nella stessa situazione, da adulto, prova ancora la stessa vergogna)

- Mette in pratica ciò che il genitore reprime e vorrebbe tanto fare (Esempio vorrei tanto urlare ma non me lo concedo: il bambino urla in continuazione)

Quindi la responsabilità è SEMPRE dell’adulto, non del bambino.
Il bambino è parte del tuo modo di essere.
Lui è te.
È come se mettessi la mano sul fuoco e dopo esserti bruciato metti la mano in castigo.
La mano si adeguerà, ma il responsabile resti tu, sempre, anche se rincari la dose e la sgridi.

Spavento...
Il bambino senza il genitore si sente morire

Incoerenza...
Caro genitore, il bambino è il risultato perfetto di chi sei, te la prendi con lui ma dovresti prendertela con te stesso.
Fra l'altro gli insegni a prendersela con gli altri, invece di imparare a guardare le proprie mancanze.

Perché funziona?

La mente inconscia del bambino memorizza come legge infallibile da seguire per tutta la vita ogni comportamento del genitore.

Non ha sviluppato ancora un pensiero critico (avviene intorno ai 14 anni) di conseguenza assorbe tutto come giusto ed indispensabile per il suo futuro.

Per di più utilizzerà tutti questi strumenti ogni volta in cui vorrà essere ascoltato. 

Perché questo può diventare un trauma difficile da sciogliere da adulto?

Il bambino è perfetto così com'è.

È la rappresentazione pulita di ciò che gli viene fornito.

In toto.

Se viene sgridato per ciò che è e fa, lo si colpevolizza di qualcosa di cui non può tecnicamente essere responsabile.

Si uccide progressivamente la sua autenticità, a vantaggio dell’ignoranza di un energumeno che pensa di sapere tutto.

Il bambino dovrebbe essere nutrito di ascolto, amore, compassione, comprensione, carezze, baci, abbracci, coccole, toni amorevoli, sguardi amorevoli, parole gentili ecc. ecc.

Semplicemente perché lui è così.

Quando viene trattato in malo modo, la sua psiche non può far altro che andare in crash, creare una croce rossa su quel ricordo, fare un segno profondo che dice a se stesso

"Tu non sei ok, ricordatelo, devi essere come fanno e vogliono loro, tu sei sbagliato. I sentimenti che provi lo confermano, altrimenti saresti felice. Da ora in poi devi fare come dicono ed 
essere come il tuo genitore è"

Trauma memorizzato!

E poi? 

Generalmente tutto ritorna alla normalità, come se niente fosse.

Il genitore tornerà a comportarsi bene con il figlio, una volta dimenticato il diverbio e soprattutto dopo che il bambino ha iniziato a fare il bravo. 

Perché memorizziamo i traumi, quindi?

Il comportamento del genitore è il peggiore esempio di elaborazione di un momento no, che esista.

Il bambino ha scritto nella sua psiche una serie di emozioni dolorose ed il genitore gli mostra che alla fine, nonostante il momento no, in realtà va tutto bene.

Quindi ciò che il bambino ha vissuto è giusto.

D'altra parte se il genitore ritorna ad essere tranquillo, cosa può 'pensare'  il bambino?

"Il mio Genitore è tranquillo, quello che ho provato io è giusto

Quindi salvo in memoria tutte queste emozioni, è giusto vivere così."

Il genitore che non ricorda

Dopo anni il genitore spesso non ricorda.

Quando da adulto vai a rielaborare il trauma e chiedi al genitore cosa ne pensa, spesso non ricorda l'accaduto.

Come mai?

Semplice.

Lui si è comportato così perché per lui non era così importante, era un semplice momento di insegnamento.

Per il bambino, invece, era vita.

Era futuro.

Era causa / effetto, effetto / causa, causa / risultato.

Stava scrivendo il suo modo di interpretare la vita.

Un genitore se amasse con integrità suo figlio, non lo punirebbe, non gli farebbe passare momenti come questi, perché saprebbe che ogni bambino è un'opportunità enorme per guardarsi dentro e scoprire le proprie magagne.

Ogni bambino è un maestro, è uno psicoterapeuta gratuito, è un'opportunità infinita.

Genitori, proteggete i bambini dalle vostre incompetenze, studiate, non siate ignoranti.

Se vi arrabbiate con vostro figlio, significa semplicemente che avete paura di lui.

Se perdete il controllo dimostrate di avere paura di non riuscire a gestire la situazione. 

Infatti non la gestite!


Lui è la dimostrazione, è il risultato di ciò che siete.

Lo avete creato voi, giorno dopo giorno. 

Vi mostra chi siete. 

Vi mostra che avete paura di vedere voi stessi, in lui.

Cosa fare quando ti arrabbi

Genitore... Quando ti arrabbi fermati e digli grazie..

Poi ascolta chi ti fa diventare.

Ecco Chi sei.

E' qui che inizia il tuo lavoro con te stesso.

Digli grazie di nuovo.

E se proprio non sai da che parte cominciare, scrivimi.

About the author 

Stefano Scialpi

La sua carriera inizia con il progetto Task Force Balcani, per la Presidenza del Consiglio dei ministri ed in Fondazione Eni Enrico Mattei siede al tavolo con Domenico Siniscalco, futuro ministro dell’economia.

Correva l'anno 1999.

Da pioniere della comunicazione web, diventa in breve Project Manager e docente di neo laureati dell’Università Cattolica di Milano.

Nel 2002 si appassiona dello sviluppo delle potenzialità umane, da corsista ammira i suoi formatori e scopre una vocazione spontanea nei confronti della loro professione.

Nei 5 anni a Torino lavora su progetti ad alto impatto di UEFA, FIFA, NBC e rientrato a Milano collabora con Sky.

Nel 2007 la passione per l’insegnamento, le risposte negative della vita e la nascita della figlia lo spingono a riconsiderare le sue priorità e a sviluppare ciò che più lo appassiona: frequenta il triennio in pedagogia Steineriana e la scuola di Coaching, trovando la sua dimensione presso AsterysLab, di Giovanna D’Alessio e Pier Paolo Colasanti, pionieri del coaching in italia nel primo decennio del nuovo millennio.

Diventa Coach APCM nel 2011, sposando il modello ICF - International Coaching Federation.

Lavora per più di dieci anni come coach, attualmente prevalentemente nell’ambito Business, in progetti a largo respiro in multinazionali e Sport, con particolare dedizione ai calciatori professionisti.

Consegue la certificazione Mental Coaching che gli consegna il patentino CONI.

È autore di un romanzo dedicato alla crescita personale, Padre Figlio e Spirito Tanto e di un saggio che vuole portare luce su nuove chiavi di lettura relative all’inconscio, Il Manifesto dell’Inconscio.

Dal 2023 è Project Manager di FORMA-X, azienda con la quale sviluppa un modello di crescita personale e professionale innovativo nel quale l'individuo ed il team possono riorganizzare se stessi attraverso la ridefinizione dell'approccio mentale, emotivo, comportamentale e delle risorse interiori al singolo ed al gruppo

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