L’Azienda è sottosopra.
Già, proprio così.
Immagina la piramide simbolo di ogni struttura aziendale, nella quale al vertice siede, o siedono, i capi.
Il vertice è occupato dagli dei, che godono di un panorama da Dio.
Molto spesso non è così, poiché la piramide sembra rovesciata ed i pesi ricadono sulle spalle del titolare, sia in termini di responsabilità che di fatiche.
Non è sempre cosi, perché realtà virtuose hanno dimostrato in che modo le menti ambiziose di titolari in grado di rinnovarsi hanno spinto l’azienda in porti sicuri, al punto da permettere al titolare di riuscire a godere anche di una significativa qualità della sua vita extra lavorativa.
In entrambi i casi, però, l’equilibrio del sistema dipende profondamente dalla condizione psicofisica dei suoi vertici.
Equilibrio psicofisico inconscio
Le dinamiche inconsce di chi gestisce vengono assimilate profondamente dai collaboratori, senza che nessuna delle parti in causa ne venga coinvolta.
Decenni di studio delle discipline psicosociali in ambito professionale hanno dimostrato come l’impatto della psiche del titolare sia determinante nella riuscita dei collaboratori dell’azienda.
Un titolare disposto a mettersi in gioco, avrà a disposizione collaboratori disposti a fare altrettanto.
Qualora ci fosse dissonanza fra titolare e collaboratore, ci troveremmo di fronte ad una dinamica inconscia, che blocca l’operatività e può portare l’azienda a frenare, se non addirittura a fermarsi.
L’inconscio viaggia a velocità impensabili, a ragion veduta si ritiene che la sua rapidità tocchi i 40gb di dati al secondo, il bias cognitivo segue lo stimolo con una velocità pare di 300ms.
Meno di un terzo di secondo.
Significa che se una situazione provoca un bias cognitivo, la mente non può accorgersene facendo affidamento solo a se stessa, poichè la reazione interiore è avvenuta ad una velocità che non è nel suo dominio.
È nel dominio della mente inconscia.
Si intende che la mente inconscia domina il gioco nella maggior parte dei casi.
I risultati funzionali ottenuti da un individuo sono il frutto di un allineamento funzionale fra pensiero conscio e convinzioni inconsce.
Quindi non si parla di positivo, ma di funzionale a ciò che l’individuo desidera.
Facciamo un esempio:
Un’azienda è in declino ed il suo titolare soffre sempre di più la difficoltà di non riuscire a rialzarne le sorti.
Questo momento non può chiamarsi positivo, è ovviamente negativo, ma diventa funzionale alle scelte che il titolare sarà portato a prendere a causa del trend negativo che gli si presenta di fronte da mesi.
Indotto a guardarsi intorno in cerca di soluzioni incontra un investitore che gli si affianca e gli permette di riportare l’azienda in attivo.
Dal negativo, quindi, al funzionale.
Si potrebbe dire che l’inconscio di quel titolare fosse programmato per chiudere a quel punto una parte della sua vita, iniziata molti anni prima.
Era necessario che rinascesse a nuova vita, per cui ha creato i presupposti affinchè questo accadesse.
Sono i risultati a raccontarne la storia, non le parole o le supposizioni retroattive.
L’inconscio è il produttore di ogni realtà.
E di ogni “non realtà”.
L’evoluzione futura
Per questo motivo se una PMI vuole portare una rivoluzione decisiva al suo futuro, può farlo se la rivoluzione parte dalla testa.
La testa produce ciò che nel tempo succede ad ogni collaboratore.
È ampiamente dimostrato che la legge “CIÒ CHE È VERO DENTRO É VERO FUORI” sta alla base di ogni risultato acquisito o perduto.
Il problema più impattante, per un imprenditore, è quello che raramente si ferma a studiare le sue potenzialità.
Si fida del suo vissuto, del suo passato, della sua esperienza, facendo peraltro bene.
Recenti scoperte lo metterebbero però in condizione di ottenere risultati più rapidi con il minimo sforzo.
Se come anticipato l’inconscio è ciò che crea, è sufficiente studiarlo per scovare i motivi per i quali vengono generate resistenze o ostacoli o rallentamenti.
Un collaboratore che non porta risultati è prodotto dall’inconscio, che si manifesta.
La reazione che provoca nel suo diretto responsabile o nel titolare, è la chiave per interpretare il motivo che alla base ha generato questo risultato disfunzionale per l’obiettivo.
Nulla avviene che non sia definito interiormente.
Intendo dire che è facilmente dimostrabile, a coloro che ne hanno la forza, in che modo l’inconscio produce nei fatti ogni tipo di risultato.
È scomodo da tollerare, ma è così.
Come leggere le situazioni con anticipo
Il manager illuminato che accoglie con apertura questa certezza, fa un salto in avanti nei tempi, anticipando la concorrenza che si ferma al solo profitto senza scovare la chiave per leggere le situazioni con anticipo.
Risulta quindi superfluo, per chi si occupa di conoscenze inderogabili, fornirle a chi non ha potere decisionale in azienda, poiché il suo raggio limitato di azione e la mancanza delle stesse conoscenze da parte dei suoi superiori può finire per ostacolarne i risultati.
È quindi indispensabile che i primi ad approfondire la materia dell’inconscio nel business siano i titolari dell’azienda, per far si che siano loro i primi a portare in sè il cambiamento che vogliono vedere nei team.
A conoscenze acquisite, molti aspetti che si ritenevano da migliorare nel team, finiscono per cambiare autonomamente ed il titolare ne è l’artefice: grazie al rimodellamento del suo inconscio i risultati sono diventati coerenti con le sue ambizioni, a riconferma del “CIÒ CHE È VERO DENTRO É VERO FUORI”.
L’azienda sottosopra è l’azienda del passato.
A capo di un’azienda virtuosa, attenta ai segreti delle conoscenze elitarie, ci sono manager del futuro, attenti alla conoscenza, allo sviluppo interiore, ai segreti dell’essere umano.
Per lo meno fino a quando l’essere umano continuerà ad essere il cuore pulsante delle PMI italiane.