Chi è il narcisista?

Gennaio 29, 2020

Francesca ha studiato economia ed è appassionata di grafica, mastica informatica e si occupa di portali web.
È una mamma, sensibile, molto attenta ed interessata alle dinamiche comportamentali individuali e sociali, materia che ha avuto modo di studiare e osservare attraverso corsi e gruppi di auto aiuto.

Ha incontrato lungo il suo percorso diverse personalità affette da narcisismo patologico e compromesse da dipendenze affettive.

Aiuta e sostiene chi ne è vittima.

Queste le sue parole, in risposta ad un pensiero rivolto al porre devozione ad un culto, di ogni genere.

"Conviene rimanere sempre entro i limiti... che sia un culto misurato... che non trasbordi verso le varie forme di narcisismo..."

Francesca Sala


Conviene rimanere sempre entro i limiti... che sia un culto misurato... che non trasbordi verso le varie forme di narcisismo...     

Le rispondo...
Dentro ognuno di noi c'è una qualità profonda che è connessa con il rispetto profondo del sé e dell'altro.
Voglio dire che nel momento in cui conosci il tuo ego, il modo in cui ti pilota, ti sabota e ti dirige verso le distanze dal sé, tu riesci a percepire gli eccessi come dolore.
Intendo che giungi ad una purezza d'animo che ti impedisce di andare oltre, di fare del male ad un'altra persona, di esagerare in una situazione, di trasbordare, come sottolinei tu.
E' come se tu sentissi il dolore che andresti a provocare o gli equilibri che andresti a cambiare se facessi quella mossa.
Per cui una volta che entri in contatto con il tuo sé profondo, la misura è implicita, cioè l'essere umano è già progettato con tutte queste sensibilità, ti basta osservare un bambino come reagisce alle reazioni altrui o semplicemente alle emozioni altrui.
Lui non ce la fa a non essere empatico, lui ha in sé la chiave e la moderazione già attiva (anche troppo direi, rispetto agli adulti 🙂 ).

Per cui, se sei nell'ego, rischi il narcisismo.

Se sei tornata a te stessa, sono più le volte che senti di poter provocare un disagio che altro, quindi ti fermi, ricalibri, rivaluti.

In quel caso, inoltre, non rischi neanche di cadere nell'eccesso di zelo, perché il tuo equilibrio interiore ti segnala se stai esagerando nel rimetterci tu stessa.

Mi dici se ti è arrivato il mio ragionamento?

 Si sto metabolizzando il discorso e direi che non fa una piega.

Ovviamente credo che tutti pensino di essere nell'equilibrio del sé, anche i narcisisti, che infatti non si sentono in dovere di curarsi.

Mentre talvolta gli empatici si.

E qui mi chiedo come mai?
Come mai a volte questo baricentro del sé è deviato?
Perché non è avvertito come tale?
Soprattutto chi può giudicare la giusta centratura?

E qui mi chiedo come mai?

Come mai a volte questo baricentro del sé è deviato?

Perché non è avvertito come tale?

Soprattutto chi può giudicare la giusta centratura?   

 Credo che sia un meccanismo difficile, per noi stessi in primis e per chi ci ascolta, professionalmente o meno, perché il punto di vista è sempre quello di chi si racconta.

È comunque vero che chi è in equilibrio con se stesso empatizza e riconosce i propri confini, quelli che non dovrebbe varcare.

Il narcisista si autodistrugge ed è portatore sano di caos.

 
Esatto, hai evidenziato la differenza:

Ci deve essere la cosiddetta riprova sociale.

Prendo come esempio una situazione che di solito mette alla prova la connessione con il proprio sé, a favore di un ego possibile, quindi situazione limite:

Io sono centrato, sento di essere in contatto con il mio sé, ma devo dire una cosa scomoda ad un'altra persona.

Quindi c'è la possibilità che la persona reagisca male.


Il mio sé, centrato, mi dice, in totale pace ed armonia, che posso dire a quella persona ciò che ho da dirle.
Attenzione, perché in questa fase bisogna avere la capacità di contraddirsi più volte, cioè di verificare che non sia il tuo ego a parlare, che non ci siano i tuoi bisogni a spingerti, che non ci siano le tue ferite ad avere bisogno di essere sanate.

Bisogna avere la capacità di contraddirsi più volte, cioè di verificare che non sia il tuo ego a parlare, che non ci siano i tuoi bisogni a spingerti, che non ci siano le tue ferite ad avere bisogno di essere sanate.


E' un profondo lavoro di autoeducazione e di ricalibrazione, ogni volta, perché solo dopo aver superato diversi "controlli qualità" , puoi assicurarti che tu sia in contatto con il tuo sé.

Sono necessari proprio perché il vero contatto conferma la bontà di ciò che hai da dire con una pace profonda ad ogni verifica.

Il vero contatto conferma la bontà di ciò che hai da dire rispondendoti con una pace profonda ad ogni verifica.


Se è un bisogno o una ferita a voler parlare, il corpo si contrae, il respiro cambia, la pancia manda segnali.

Questa è la conferma che tu sei nell'ego, quindi se dici quella cosa a quella persona, attrarrai ciò che hai nella ferita, ad esempio una spaccatura (la ferita è una spaccatura, di per sé)

Se invece la risposta interiore è di pace confermata a tutti i livelli, potrai comunicare a quella persona ciò che senti.

A quel punto quella persona potrà reagire male, ma tu continuerai a sentire pace interiore.


Più resterai nella pace interiore e più quella persona verrà nutrita di pace interiore e autonomamente trarrà le conclusioni che la avvicinano al proprio sé.

Tu non dovrai fare più nulla, perché è lei in processo, tu sei nel tuo, di centratura.

Devi aspettare "senza aspettare".
Cioè restare nella pace e nella fiducia, che completato il processo il vostro rapporto sarà cresciuto.

Devi aspettare "senza aspettare".

Cioè restare nella pace e nella fiducia, che completato il processo il vostro rapporto sarà cresciuto.

Succede, quindi, che dopo la sua rielaborazione il vostro rapporto vive una crescita profonda, e si nutre di una pace rinnovata.

Quindi la riprova sociale è di pace moltiplicata.

Se la riprova sociale è di caos... beh, ego, narcisismo, ferita.

Ovvio, quanto ti ho raccontato ora a me viene automatico, avendolo allenato negli ultimi 20 anni, ma dato che permette alle persone di rivoluzionare la propria vita nutrendola di profonda pace e serenità non lo tengo certo per me, lo metto a disposizione .

Dimmi che anche in questo caso era comprensibile

 Francesca risponde... 
Mi sembra di capire, devo solo allineare due o tre varianti che mi risultano un po discordanti, ma perché non ho abbastanza conoscenze.
Concordo che se la pace interiore si accosta con la coerenza dell'anima e della parola, l'effetto anche se caotico verrà compreso. Verrà letto e interpretato ed infine assimilato. Tutto si riallinea e col tempo si appiattisce, crea un campo idoneo per una nuova rinnovata relazione. Altrimenti il risultato non potrà essere questo e la ricerca dell'equilibrio sarà contrastata. Anche individualmente.

 
Esattamente, proprio così.
Tutto dipende dalla purezza della sorgente.
Prendo spunto dalle parole di un caro amico (Fabio Zancanella) per aggiungere un dettaglio importante: Se la sorgente è pura, non c'è paura.

Si intende che se l'ego, le ferite, i bisogni ti fanno tremare quando devi comunicare qualcosa a qualcuno, nel momento in cui senti la connessione con la sorgente pura, non hai alcuna paura, perchè senti una forza rinnovata che sostiene entrambi e nutrirà il rapporto spontaneamente.


Puoi lavorare su questi aspetti, sciogliendo le dinamiche che ti tengono bloccato o bloccata, prenotando una consulenza, durante la quale puoi scegliere il programma di studi che fa per te.

Già, è un programma di studi, perché prima di ogni passo al di fuori, è indispensabile che tu ne faccia uno, determinante, dentro di te, studiando te stesso/a.

Contattami qui: prenotazioni@stefanoscialpi.it

About the author 

Stefano Scialpi

La sua carriera inizia con il progetto Task Force Balcani, per la Presidenza del Consiglio dei ministri ed in Fondazione Eni Enrico Mattei siede al tavolo con Domenico Siniscalco, futuro ministro dell’economia.

Correva l'anno 1999.

Da pioniere della comunicazione web, diventa in breve Project Manager e docente di neo laureati dell’Università Cattolica di Milano.

Nel 2002 si appassiona dello sviluppo delle potenzialità umane, da corsista ammira i suoi formatori e scopre una vocazione spontanea nei confronti della loro professione.

Nei 5 anni a Torino lavora su progetti ad alto impatto di UEFA, FIFA, NBC e rientrato a Milano collabora con Sky.

Nel 2007 la passione per l’insegnamento, le risposte negative della vita e la nascita della figlia lo spingono a riconsiderare le sue priorità e a sviluppare ciò che più lo appassiona: frequenta il triennio in pedagogia Steineriana e la scuola di Coaching, trovando la sua dimensione presso AsterysLab, di Giovanna D’Alessio e Pier Paolo Colasanti, pionieri del coaching in italia nel primo decennio del nuovo millennio.

Diventa Coach APCM nel 2011, sposando il modello ICF - International Coaching Federation.

Lavora per più di dieci anni come coach, attualmente prevalentemente nell’ambito Business, in progetti a largo respiro in multinazionali e Sport, con particolare dedizione ai calciatori professionisti.

Consegue la certificazione Mental Coaching che gli consegna il patentino CONI.

È autore di un romanzo dedicato alla crescita personale, Padre Figlio e Spirito Tanto e di un saggio che vuole portare luce su nuove chiavi di lettura relative all’inconscio, Il Manifesto dell’Inconscio.

Dal 2023 è Project Manager di FORMA-X, azienda con la quale sviluppa un modello di crescita personale e professionale innovativo nel quale l'individuo ed il team possono riorganizzare se stessi attraverso la ridefinizione dell'approccio mentale, emotivo, comportamentale e delle risorse interiori al singolo ed al gruppo

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